Guglielmo Ivaldi, figlio unico di un operaio e di una casalinga, partecipa a 17 anni come partigiano alla Resistenza, poi lavora come operaio. Dopo la guerra viene assunto come “operaio ramista” dalla ditta americana Taylor Instruments tramite l’agenzia "G. Castellazzo" di Genova. Per lavoro si sposta in India e in Perù.
Guglielmo arriva a Sindri, capitale dello stato indiano del Jharkhand, il 13 luglio 1958. La città, nell’India nord occidentale, vive in quegli anni un processo di industrializzazione e sono molte le ditte straniere che vi lavorano.
Il giovane intrattiene una fitta corrispondenza con i genitori in Italia. A volte si tratta di lettere scritte a più mani e destinate a diverse famiglie in Italia, magari per aiutare qualche collega in difficoltà con la scrittura.
Racconta del cibo, che apprezza particolarmente, del lavoro, che lo occupa per nove ore al giorno, del corso di inglese che frequenta con successo, dei fastidi agli occhi provocati dal clima e che colpiscono gli operai, spesso insofferenti anche per la lontananza da casa, la preoccupazione per i ritardi con cui vengono pagati.
Testimonianza raccolta in collaborazione con la Famiglia Ivaldi.